Il nuovo codice della strada introduce norme più severe per chi viene fermato alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Non sarà più necessario dimostrare uno stato di alterazione psico-fisica: basterà un test salivare positivo per far scattare la revoca immediata della patente, con il divieto di conseguirne una nuova per almeno tre anni.
La polizia potrà effettuare i test direttamente sul posto o condurre il conducente in strutture sanitarie per prelievi. E in attesa della conferma dei laboratori accreditati, le forze dell’ordine potranno ritirare la patente.
La Società Italiana di Psichiatria esprime preoccupazione per le implicazioni della riforma, evidenziando il rischio di penalizzare i pazienti in cura con psicofarmaci come antidepressivi, ipnoinducenti o ansiolitici. Tali terapie, assunte sotto prescrizione medica, non sono assimilabili alle droghe.
Secondo gli psichiatri, la nuova normativa potrebbe scoraggiare i pazienti dal seguire le cure, aumentando lo stigma verso le patologie mentali. E chiede un’esenzione specifica per chi assume farmaci terapeutici, sottolineando che il dosaggio prescritto dagli specialisti tiene conto dell’equilibrio tra efficacia e sicurezza.
L’obiettivo è tutelare i milioni di cittadini che assumono psicofarmaci, garantendo loro il diritto alla cura senza penalizzazioni. È anche vero che se si è sotto cura con anti-depressivi è fondamentale valutare l’adeguatezza del proprio stato in base agli effetti del farmaco. La guida potrebbe essere esplicitamente sconsigliata dal medico, specialmente durante le prime somministrazioni durante le quali il farmaco potrebbe avere effetti sedativi. Quindi ritirare la patente a chi si mette al volante in quelle condizioni non si può certo dire che sia sbagliato.